Il titolo è una citazione dei due scienziati politici Steven Levitsky e Daniel Ziblatt che hanno pubblicato nel 2019 il libro “Come muoiono le democrazie”.

L’ho appena ordinato, incuriosito, trovato sulla pagina di un altro libro. Quando lo leggerò te ne accorgerai. 

Intanto usiamo la loro frase per discutere di un argomento attuale, complicato e per molti fonte di preoccupazione. 

Il declino delle democrazie

Sarà il declino o la possibile quarta ondata di democratizzazione (tecnicamente siamo nella terza). Ma non possiamo sperare che vinca la giustizia.
Ovviamente nessuno ci pensa in questi termini e con queste parole, ma in termini quotidiani di libertà, preoccupazione per i politici e le loro decisioni, i prossimi decreti e i loro pensieri che si trasformano in leggi e in opinioni che causano reazioni in altri paesi.

Per fare esempi concreti

Chi è in Italia si preoccupa dei DPCM e dell’economia morente, chi è (purtroppo) rimasto in Afghanistan prega che qualcuno lo venga a salvare, chi è in Etiopia confida in un governo più stabile, chi è in Cina sogna un futuro più libero e così via.

Inoltre molti si preoccupano anche per il futuro dei loro figli. Per parlare dell’Italia, troppi sono i genitori che soffrono vedendo come sono costretti ad andare a scuola i loro figli (ma non sono costretti ad andare a scuola di per sé, a chi interessasse saperlo).

Comunque comprendo: la pressione in questo momento è enorme su tutti gli aspetti.
È ormai ingestibile senza un aiuto.

Ma davvero tutto questo dovrebbe accadere in una democrazia sana?

Ti fanno pensare (i giornali, i politici e i social) che sia normale, sia normale avere politici ignoranti e svarioni divertenti, che sia normale o quantomeno accettabile vivere in un paese dove aumenta l’indigenza e si vive di stipendio in stipendio, che sia normale ridere della disoccupazione e del prossimo immigrato da un’altra guerra di potere che si ritrova incastrato come il prossimo dalla situazione mondiale. C’è chi fugge da guerre e va in Italia e chi emigra fuori dall’Italia per stipendi troppo bassi e una politica ingiusta, ma l’atto di andarsene è lo stesso.

Ti fanno pensare sia normale odiare un po’ il prossimo, arrivato dai barconi, e che sia normale anche essere arrabbiati con loro, e che sia normale non avere più uno straccio di fiducia nel governo ma anzi che sia fonte di scherno.

Ti fanno pensare che tutto sia normale- tranne voler agire

Perché se ti tiri su le maniche e lotti sei un complottista, uno svitato o un fanatico, e se studi e te ne vai allora sei un vigliacco, uno strano o un eccentrico probabilmente con tanti soldi, oppure un “temporaneo”, ovvero un “expat”. Ma rimarrai sempre un italiano, che si fa mandare il pacco da casa dalla mamma. E di mamma Italia non riesci a sbarazzarti, anche se è corrotta, mezza rotta e sempre più piena di crepe.

Io dico che non è normale

Non vivo in Italia più da un pezzo, ma continuo a lavorare anche con il pubblico italiano e quindi so bene cosa sta accadendo.

Questa non è una democrazia sana, e non ci vuole un genio per capirlo, e non è normale dover avere il terrore delle restrizioni del domani. Perché se non fai quello che ti dicono altrimenti non ti ridanno i tuoi diritti umani, che sono sempre stati tuoi. 

Eppure il pericolo più grande sono sempre i governi, le democrazie crollano sempre dall’interno. Più persone sono state uccise nel 1900 dai governi che tutte le guerre del secolo messe insieme. Sono più di 260 milioni di persone che hanno perso la vita in modo “completamente legale” secondo i governi di quel momento. Questo è un dato ripreso da un articolo pubblicato qualche giorno fa, se vuoi approfondire trovi altre informazioni interessanti.

Non ascoltare i politici, ma gli esperti mondiali

Questo è un consiglio che avevo già dato qualche tempo fa, ma mi sembra il momento opportuno di ripeterlo. I dati vengono elaborati sotto i nostri occhi e lasciati sotto il nostro naso. 

Equipe di esperti mondiali e ricercatori ogni giorno lavorano in modo indipendente o finanziati da organizzazioni che hanno a cuore o si dedicano ai diritti umani e alla conoscenza. Sono intorno a noi e dobbiamo dare retta a loro se vogliamo un quadro più chiaro e che si basa sui fatti e non solo sul “sentir dire”.

Qualche dato interessante che costruisce una storia tutta sua:

  • solo 22 stati (il 13%) sono piene democrazie, e si trovano per la maggior parte in Europa occidentale, il resto sono democrazie imperfette, regimi ibridi o regimi autoritari
  • su 160 stati, 89 hanno dati segni di deterioramento politico
  • le generazioni più giovani sono molto scettiche verso la democrazia, per cause personali legate probabilmente all’economia
  • più è solida l’economia, maggiore è la fiducia nella democrazia

Ecco, vorrei parlare degli ultimi due per fare qualche chiarimento interessante.

Democrazia? No grazie, preferisco un’economia florida

Le generazioni più giovani preferirebbero un’economia più prospera anche a patto di lasciare indietro alcuni principi della democrazia per come la conosciamo.

Ma come mai? Non vogliono la libertà? Ovviamente no.
Quando c’è scetticismo significa che il sistema potrebbe smettere di funzionare- non perché non funzioni di per sé- ma perché non c’è più nessuno ad alimentarlo.

La politica funziona se ci sono dei cittadini, e se i cittadini smettono di contribuire e credere nei sistemi politici e nella vita civile, questa si distrugge.

Il problema è che la sfiducia nella democrazia non è la causa, ma l’effetto.

L’effetto di un’economia debole, della perdita di molte libertà, della disoccupazione e della difficoltà a scalare le classi sociali di generazione in generazione.

Chi è nato quando la democrazia era solida e sentita nei cuori di chi aveva le cicatrici di una guerra e di orrori ha visto cosa poteva essere davvero. Splendida e, almeno per un periodo, giusta. Prospera e visionaria. Ma più tardi sei nato, più l’hai vista in sfacelo e pensi “se questa è la democrazia, allora non la voglio”. 

Infatti un trend in molti paesi è che più è forte l’economia più c’è fiducia nella democrazia (vedi Danimarca, Svezia e compagni). 

Perché l’economia è uno dei maggiori indici di salute di uno stato: se ristagna, soffrono tutti. È la linfa vitale di un paese. Quindi, se stagna, pensi anche che il sistema politico che dovrebbe regolarla non funzioni. 

Tuttavia, stiamo solo creando ipotesi

Potrebbe sembrare allarmismo, perché non sappiamo cosa verrà.
Forse ci sarà la quarta ondata di democratizzazione (ma che democratizzazione?).
Forse tornerà giustizia politica nella maggior parte dei paesi e, alla meglio, tutti.

Dopotutto all’inizio del 1800 solo l’1% della popolazione viveva in una democrazia, mentre oggi parliamo del 2/3 del mondo. 

Inoltre, ora che più persone in Asia vivono in una democrazia, lì la spinta democratica è molto forte, e in generale non ha fatto che salire negli ultimi 50 anni in tutto il mondo.

Ma noi stiamo vivendo gli effetti del passato

Ed è ora che stiamo creando il futuro, anche a distanza di decenni.

Quindi sarebbe un azzardo sul nostro domani dire che andrà tutto bene.

Eppure le proteste della Primavera Araba in Libia, Egitto, Siria e Tunisia, la guerra civile siriana, le rivolte “colorate” (legate al comunismo/ex-paesi URSS) in Georgia, Ucraina e Kyrgyzstan, la presa di potere di movimenti nazionalisti, neonazisti, anti-immigrati (e razzisti), la crescente popolarità di leader come Matteo Salvini e Vladimir Putin o l’elezione di Bolsonaro, capitano militare e lodatore della dittatura e della violenza estrema da parte della polizia, di Duerte nelle Filippine che ha cancellato i controlli sul potere esecutivo e ha preso misure estreme sul “crimine” , la quasi guerra civile e le tensioni negli U.S.A. durante le elezioni con sparatorie in cui hanno perso la vita innocenti, l’elezione di Trump negli U.S.A. e Orban in Ungheria, la guerra civile corrente in Etiopia, il crollo violento dell’Afghanistan, le misure simili ad un regime autoritario in Italia (ed altri stati), la crescente dittatura sanitaria in paesi come la Cina e molti altri non possono essere ignorati.

Ce n’è da perderne il fiato.

Forse il futuro sarà… ma solo se noi ci mettiamo del nostro.

Il futuro è quello che costruiamo.

Ti sembrerà tutto troppo grande

Certo non possiamo con una mano sola invertire ogni conflitto e riportare la pace dovunque o trovare una soluzione ad ogni problema futuro.
Ma puoi iniziare a preoccuparti del tuo.

Ogni giorno in Italia stanno mettendo in atto misure sempre più drastiche e usano titoli e parole che sono reminiscenti di periodi infelici.
Ma, a differenza di chi in Afghanistan ha pregato che un aereo lo venisse a salvare, nessuno ti obbliga a vivere in Italia.

Hai, per ora, la piena libertà di uscire. 

Tu vorresti vivere in un mondo così?

Hanno ventilato, sotto imitazione austriaca, un lockdown solo per i non-vaccinati, e continuano con chiedere il Green Pass per andare ad un ristorante (ma solo all’interno, mi sembra ovvio e sensato) e dicono già sì al vaccino obbligatorio (nonostante sia tuttavia sperimentale e l’Ema non lo veda di buon occhio).

Non si tratta di essere pro-vax, no-vax, pro-mandarini o no-mandarini: ma chi vorrebbe che i propri figli andassero a scuola con la mascherina e senza poter abbracciare e giocare con i propri amici?

Chi vorrebbe vivere in un paese con i parco giochi chiusi, i lockdown alternati, la paura dell’altro, la perdita delle cene allargate, piene di risate e di condivisione, per un mondo con mascherina, tampone, distanziamento sociale e asetticità?

Perché per ora l’Italia ha servito solo questo sul piatto, creando mille scuse e capri espiatori per giustificare misure che non fanno altro che mettere in ginocchio i cittadini e far sfogare la rabbia uno contro l’altro divisi in etichette.
Ancora restrizioni a fronte di una falsa speranza.

Cara democrazia, so perché sei in crisi

La crisi che stanno vivendo le democrazie è che durante la crisi covid è sembrato che fossero meno efficaci di un regime autoritario (vedi il modello cinese). Quindi molti hanno emulato stati come la Cina, inclusa l’Italia, prendendoli come modelli.

Ma è davvero una buona idea prendere come esempio un regime dittatoriale?

Eppure non devi rimanere ad attendere che rispondano a questa domanda o la confermino.

Puoi scegliere una vita migliore

Iniziando così:

  1. Scegli di vivere in una nazione diversa da dove hai la cittadinanza 
  2. Cerca una nazione non troppo lontana dalla tua cultura per trasferirti velocemente (intanto ti sposti dal diritto positivo come cittadino)
  3. Ricordati di fare l’iscrizione all’ Aire (ci vuole tempo ma ti basta per la maggior parte attendere e puoi farla all’estero)

Già iniziando così apri le porte ad una vita migliore.
Ovviamente solo sul trasferirsi e scegliere una nazione avremmo da parlarne tanto da scrivere libri (ma sul blog puoi trovare altri articoli a riguardo, tipo questo o questo). 

Però ti posso lasciare un consiglio: non procrastinare.
Anzi, agisci ora.
Una soluzione in un paese libero la trovi, anche se con un po’ di difficoltà, ma senza libertà vivi con difficoltà e senza soluzioni.

Il te futuro ti ringrazierà.

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