Ad agosto di due anni fa, ho avuto l’immenso onore di poter essere fianco a fianco con un Samurai, e dopo aver assistito da spettatore ad una sua esibizione di come si impugna e maneggia una Katana, ho ricevuto un insegnamento direttamente da lui.
Saranno stati 5 minuti, forse di meno, o di più, era troppa l’emozione per tener traccia del tempo; ero concentrato sul vivere il momento, assaporare il presente e assorbire ogni cosa dicesse.
Poco importava che fosse in giapponese.
Presi in mano una sorta di “Shinai”, una katana di allenamento (anche se quella era in legno solido, mentre la shinai è solamente composta di fasci di bamboo) e di fianco al Samurai, imitai le sue mosse.
Mi mostrò come ruotare correttamente il polso, come attaccare, come difendermi, come mantenere la statura corretta durante un duello.
Non furono molte le tecniche che appresi, ma moltissime per il poco tempo dedicato, e soprattutto, molte più di quanto potessi sperare.
Il mondo guerriero mi ha sempre affascinato, e poter essere anche solo in piedi dinanzi ad uno di coloro che, di questi tempi, brandiscono ancora armi bianche, è stato fenomenale.
L’immagine che ho fissa nella mente, in quel dojo a Tokyo, è indelebile, un ricordo straordinario.
Insieme alle tecniche, mi trasmise altre due cose che ben conoscevo, ma mai avrei immaginato di vederle applicate con così tanta diligenza: Onore e Disciplina.
Due fattori spesso dimenticati, a favore della “Libertà di pensiero” che è diventata pura, nuda e cruda anarchia di dialogo, e della presupponenza di conoscere tutto e tutti.
L’idea di sapere “come gira il mondo”, l’arroganza di poter anche solo pensare di conoscere l’ignoto senza averlo visto.
L’impudenza di rimangiarsi la parola data.
Di fatti, queste due parole hanno come base un concetto altrettanto dimenticato: l’Umiltà.
Ecco, davanti al Samurai, ho provato profonda e sincera umiltà.
Voglia di apprendere.
Che fra l’altro, sono la stessa cosa: essere disposti ad imparare, accettare di avere conoscenze inferiori, e lasciarsi guidare.
Spesso, per manie di egocentrismo, o per “questioni di principio” (forse fra le tre parole più stupide mai messe insieme) ci si crogiola nel finto sapere, senza darsi il tempo di imparare.
Il concetto che sta alla base della vita di ogni Tribeker, è esattamente quello: la voglia di crescere, di vivere una vita straordinaria, e soprattutto, avere l’umiltà di imparare a crescere insieme alle persone care.
Sii aperto di mente, e altrettanto lo saranno le porte davanti a te.
