In tempi di info pandemia, fake news, elezioni politiche poco convincenti, vaccinazioni, lockdown e restrizioni, mi sembra un ottimo momento di parlare di Chomsky.
Per chi non lo conoscesse, Wikipedia ci dà già una gran bella lista per descrivere brevemente il suo impatto mondiale:
“Avram Noam Chomsky è un linguista, accademico, anarchico, scienziato cognitivista, teorico della comunicazione, attivista politico e saggista statunitense.”
Non c’è un libro in specifico che consiglio suo, perché li consiglio tutti.
Oggi voglio parlare di una sua teoria illuminante, che sono le 10 strategie di manipolazione mediatica. Ognuno tiri le proprie conclusioni e le usi come strumenti. Oggi parliamo di 5 di queste leggi (siamo alla prima parte).
Io mi limiterò a fare alcuni esempi che servono da parallelismo attuale.
1. Distrazione
Significa deviare l’attenzione del pubblico con informazioni inutili, discorsi sterili e insensati per distrarli dal discorso principale.
Da appassionato di storia, faccio sempre parallelismi storici.
Infatti su questo spesso racconto una storiella che spiega perfettamente il caso della distrazione.
Ci sono alcuni ebrei nel campo di concentramento che scoprono che i soldati stanno cercando individui deboli da gassare. Venendolo a sapere, reagiscono in due modi. Una parte di loro inizia a pensare a come non farsi catturare, come ad esempio spalmandosi del sangue sulle guance per far vedere che sono vitali, lavorando di più eccetera. L’altro gruppo, invece, si mette a discutere su come si muore davvero con il gas, se ustiona la pelle, cosa ha sentito dire dal militare o dall’amico con esperienza diretta e così via. E continuano a parlare anche mentre entrano nelle docce, analizzando effettivamente da dove esce il gas, dicendo “io respiro e poi mi tappo il naso, per vedere che effetto fa sulla pelle!”, quasi emozionati in modo morboso di confermare le proprie teorie.
Puoi immaginare quale gruppo muore.
È un esempio brutale, ma trova parallelismo nell’atteggiamento dei video che ora girano ovunque, anche dagli schermi di influencer, sulle braccia magnetiche dopo il vaccino.
La vera domanda che dovresti farti non è se diventi Magneto oppure no, ma: mi vaccino oppure no? Quanto ne so su questa terapia genetica che iniettano?
2. Creare problemi e poi offrire soluzioni
Questa è semplice. Ti creo una crisi economica (ti dice niente, governo italiano?) per poi far passare “mali necessari” come ulteriori restrizioni, eliminazione del contante, aiuti imprendibili per imprese liocorno e così via.
Il problema io prima di te, mica lo avevo. Quindi altro che grazie!
È come se uno ti rompe un dente con un pugno e poi si offre di pagarti il dentista.
3. Gradualità
La classica tecnica della “rana bollita”. Nel lungo termine faccio passare lentamente cose che le persone non avrebbero mai accettato. Situazioni che in maniera improvvisa sarebbero da ribellione, dilazionate nel tempo diventano accettabili.
Se improvvisamente avessero messo i vaccini obbligatori per tutti, sarebbe stato un disastro. Ma se invece li metti facoltativi poi inizi a inserire il vaccino per le attività (mica viaggiare è obbligatorio), poi lo metti obbligatorio per i sanitari, poi per le fasce a rischio, poi per i lavori a contatto con il pubblico, poi per le forze dell’ordine… quando sarà obbligatorio per tutti e anche per i neonati nessuno dirà più nulla.
4. Differire
Ti dico che c’è un problema, importante, e che c’è da prendere una decisione difficile, impopolare e che sarà da prendere nel medio-lungo termine. L’effetto di massa è come quello dei bambini, speri che andrà tutto meglio domani, per citare l’infamoso hashtag andràtuttobene che ha letteralmente spopolato in Italia, dai concerti sui balconi ai penosi striscioni.
Un’altro esempio è quello di un politico italiano (di cui ora mi sfugge il nome) che dice, addolorato (parafrasando): “in futuro dovremo pensare di fare il vaccino a tutti, è difficile, ma sarà da pensarci.”
5. Rivolgersi al pubblico come bambini
No ai termini scientifici, corretti o acculturati, ma devi trattare il pubblico come se fossero dei bambini (e pure poco intelligenti). Ora, non dico di parlare in modo incomprensibile ai non addetti ai lavori, ma neanche come se parlassero a dei bambini dell’asilo. Che poi, tanto, la chiarezza, non è il loro obiettivo. Perché poi appena ne hanno la possibilità tirano fuori il peggio del politichese e legalese per non prendere alcuna posizione.
Il pubblico è fatto di persone adulte e che hanno il diritto di essere trattate come tali.
Niente discorsi cinici qui: il pubblico è anche come lo stato lo tratta. Se continua a trattarlo come dei bambini ha una bella fetta di responsabilità sulla loro educazione nel rapporto governo-popolo. Ognuno ha la sua. E ognuno si prenda la propria.
Perché rivolgersi al pubblico come bambini non è per niente segno di responsabilità sociale.
Un esempio? Non ti dico che i vaccini sono terapie genetiche e quali rischi ha, come ogni medicina. Non ti dico con chiarezza che è sperimentale e così via.
Ti dico di star zitto, di fare il vaccino e avere fede nella scienza, citando Burioni.
Mi son perso qualcosa? Ma la fede non era quella religiosa?
La scienza non era nata proprio per dare delle prove concrete?
Allora ho tutto il diritto di informarmi, sapere e lasciare da parte la fede perché qui non si tratta né di religione né di spiritualità interiore.
Questi erano i primi 5 punti, che credo siano già evidenti in quello che sta accadendo. Ci rivediamo per i prossimi 5 punti!