Ottenere una cittadinanza può essere già di per sé difficile.
Status lavorativo, sociale ed economico sono tre fattori decisivi.
E poi ci sono i social media.
Una specie di “spazio libero” dove le persone postano spesso molto più della loro vita di quanto raccontano anche alla loro stessa famiglia, partner, figli, genitori…
Fra poco ne sa più un follower su di loro che il marito o la moglie.
Ma pensi davvero che sia uno “spazio libero” senza impatto sulla vita reale?
O rimanga solo “sui profili” e “le stories”?
Sicuramente dopo 24 ore questa decisione del governo americano non si cancellerà.
Cioè, è già da tempo che il governo U.S.A. (e non solo) usa i social media per “controllare” negli ultimi cinque anni le vicende e le avventure della persona, dal nome alle foto e alle persone che frequenta.
Ma che diventi una procedura ufficiale?
Pare proprio di sì!
Verrà proprio chiesto alle persone il loro “handle” o “nome del profilo” sui social media nel documento da compilare per la cittadinanza.
(ricorda vagamente un profilo di Black Mirror…)
Può sembrare incredibile, una violazione della libertà e una forzatura di controllo su uno spazio “libero” come i social, sempre sotto giudizio e scrutinio.
Ma i social sono davvero uno spazio libero?
O si è già sotto costante scrutinio e controllo?
Questa procedura renderebbe forse formale qualcosa che in realtà viene già fatto?
D’altronde, non sono solo uno spazio libero: i social sono anche piattaforme di proprietà, enormi database e fornitori di dati ed informazioni sulle persone.
Un’enorme opportunità di business e di informazione per le società.
Tu che ne pensi?
Questa mossa può aiutare a contribuire alla sicurezza nell’immigrazione o è una “piccola concessione” pericolosa che viola la libertà delle persone?